Omen – L’origine del presagio, recensione: un cupo horror “complottista” con un fascino d’altri tempi
Leggi la recensione di “The First Omen”, prequel con Nell Tiger Free e Bill Nighy del classico “Il presagio” nei cinema italiani con 20th Century Studios.
Omen – L’origine del presagio (The First Omen) ha debuttato nei cinema italiani con 20th Century Studios. Il sesto film del franchise horror “Omen” nonché prequel del classico Il presagio datato 1976 di Richard Donner si è rivelato una piacevole sorpresa, sia per le trovate sceniche dell’esordiente Arkasha Stevenson, che si era già fatta notare con la terza stagione della serie horror Channel Zero, che per una straniante colonna sonora ad opera dello specialista Mark Korven.
Omen l’origine della saga
La saga dell’anticristo Damien è ben nota ai patiti del genere horror, ma “Il presagio” aka “The Omen” è un caso a parte e va considerato, insieme a Rosemary’s Baby (1968) e L’esorcista (1973), parte di un trittico di pellicole che hanno fatto storia a sé nel cosiddetto horror a sfondo demoniaco. Il regista Richard Donner, prima di sfornare classici del cinema di genere come Superman, Ladyhawke, I Goonies e Arma letale, mise la sua impronta sul genere horror sovrannaturale raccontando il complotto di una sorta di anti-chiesa dietro la nascita dell’Anticristo, che come narra la Bibbia sarebbe diventato un potente e carismatico leader mondiale che avrebbe portato con sé l’apocalisse e il regno di Satana.
Il film di Donner possiede un inquietante fascino tipico di un cinema d’altri tempi e intenti. Oltre al brano “Ave Satani”, che permise al compositore Jerry Goldmsith di vincere il suo primo e unico Oscar, abbiam un protagonista del calibro di Gregory Peck, sequenze memorabili, vedi l’apertura della tomba della sciacalla che ha partorito Damien, e una serie di morti altamente coreografiche che includevano impalamento, decapitazione e impiccagione ( di queste rievocate nel prequel, e una terza modificata ad arte con un gradito surplus di raccapriccio).
Omen l’origine del presagio – Dove eravamo rimasti…
“Omen – L’origine del presagio” è ambientato prima degli eventi narrati nel film del 1976, e segue una giovane donna americana, la Nell Tiger Free nota per la serie tv Servant prodotta da M. Night Shyamalan, inviata a Roma per iniziare una vita al servizio della chiesa. Qui la novizia incontra un’oscurità che la porta a mettere in discussione la sua stessa fede e scopre una terrificante cospirazione che tenta di provocare la nascita del male incarnato.
Dopo due sequel che hanno concluso una trilogia, La maledizione di Damien (1978) e Conflitto finale (1981), sono stati prodotti anche un quarto film concepito per la tv (Omen IV – Presagio infernale, 1991), da cui il recente prequel ha attinto diversi elementi, un moderno remake diretto da John Moore che ripercorre pedissequamente l’originale diventandone sbiadita fotocopia, e infine una serie tv dal titolo Damien durata una sola stagione. La trama seguiva uno psicologicamente instabile Damien Thorn trentenne che viene riportato sulla “cattiva strada” da una potente donna d’affari, interpretata da Barbara Hershey, mentre in lui entrano in conflitto bene e male.
The First Omen – Una visione al femminile
“Omen – L’origine del presagio” presenta una inedita visione al femminile di una storia vecchia quanto il Nuovo testamento, seppure l’anti-Messia compare soltanto in pochissimi passi, questa figura conobbe il suo massimo fulgore nel primo millennio e attraverso il millenarismo medievale. In realtà con il trascorrere dei secoli la figura dell’anticristo ha preso una connotazione retorica che ha diviso il cattolicesimo contemporaneo: “La massima impostura religiosa è quella dell’Anticristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.”
“Omen – L’origine del presagio” ci racconta di un complotto ordito da una parte della chiesa per far nascere e poi controllare l’Anticristo, questa follia si espleta con una serie di “esperimenti” che la protagonista del film, la novizia Margaret, scoprirà essere reali. E’ in questa lenta discesa negli inferi di Margaret che la regista Arkasha Stevenson sfrutta e dosa al meglio mezzi creativi come scenografie, fotografia e musica, senza mai strafare, ma giocando sul filo della possessione/ossessione demoniaca, due differenti tipologie di infestazione maligna, ma che condividono alcuni sintomi.
Omen l’origine del presagio – L’ibrido perfetto
L’idea vincente alla base di “Omen – L’origine del presagio” è stata quella di non snaturare l’inquietante scenario del film originale, come hanno purtroppo fatto con il recente sequel L’esorcista – Il credente, ma di modificarne solo alcuni elementi allo scopo di sorprendere lo spettatore. Queste modifiche sono state applicate ad arte senza cambiare il fulcro della storia, lasciando che ogni singolo fotogramma fosse pregno di luce e oscurità, che tutto riportasse sempre in qualche modo al film originale, riuscendo nel frattempo ad incorporare elementi nuovi e altri ben rodati, vedi un altro classico del calibro di “Rosemary’s Baby”.
“Omen – L’origine del presagio” diventa così l’ibrido perfetto, in grado di giocare su temi del passato come demoniaco e sovrannaturale, raccontandoli sullo sfondo di un piano segreto, una chiesa nella chiesa, un mix di elementi a sfondo complottista che sono ormai pane quotidiano della moderna narrazione, spesso foraggio per menti labili, ma in altri casi come questo prequel, al servizio di menti squisitamente creative.